Tornata in Italia, il coaching è diventato lo strumento di lavoro prevalente, una leva di cambiamento in tutte le situazioni in cui vedevo l’altro in una condizione di stallo o scarsa centratura.

Successivamente, ho deciso di dotarmi di nuovi strumenti.

Avevo compreso che a bloccare le persone sono spesso le emozioni, i vissuti, le credenze sabotanti, il retaggio familiare e io volevo aiutare l’altro a riconoscere le proprie emozioni, a trasformare il talento in risorsa, ma soprattutto ad accogliere il proprio mondo interiore.

Sono diventata counselor professionista, ad approccio gestaltico, e considero l’incontro con il counseling il punto di svolta della mia formazione.

Mi avvalgo costantemente dello strumento della supervisione, dove discuto i miei casi e gestisco così il mio sentire e le mie proiezioni. Sono in continuo lavoro su di me: formazione, supervisione e terapia personale sono compagni di viaggio irrinunciabili del mio cammino personale e professionale.